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IL GLICOGENO, LA RISERVA DEL MARATONETA

A cura del 

Dott. Carlo Pizzillo

Una gran parte dell’energia che serve ai muscoli per lavorare ( secondo i casi dal 60% fino a oltre il 75% di quella necessaria per completare la maratona) deriva dai carboidrati che sono contenuti nei muscoli stessi e nel fegato sotto forma di glicogeno. La rimanente energia origina quasi totalmente dai grassi. Per immaginare che cos’è il glicogeno si pensi di fare una pallina con una mollica di pane; come il glicogeno, anche la mollica di pane è formata da molecole di glucosio legate fra di esse in lunghe catene ed è idratata, ossia ricca di acqua.

Palline come queste (ma rimpicciolite di molte migliaia di volte) sono presenti prima della gara nelle fibre muscolari, ossia in quelle cellule molto allungate che costituiscono i nostri muscoli. Durante la maratona, da esse vengono staccate e utilizzate le molecole di glucosio. Alla fine dei 42 chilometri, dunque, queste palline di glicogeno sono quasi scomparse dai muscoli.

Anche nel fegato si trova glicogeno. Da esso si staccano molecole di glucosio che vanno nel sangue; in tal modo viene mantenuta costante la glicemia (che è appunto il tasso di glucosio nel sangue) ed è possibile rifornire di una piccola quantità di zuccheri i muscoli che lavorano.

Un atleta che pesi 70 chilogrammi, che sia ben allenato e che abbia seguito una dieta ricca di carboidrati nei giorni precedenti, può avere più di 400 grammi di glicogeno tra muscoli e fegato. Dal momento che da ogni grammo di glicogeno derivano 4 chilocalorie, in totale da tale sostanza possono giungere oltre 1 .600 chilocalorie.

Il corridore che ha una corsa economica, indipendentemente dal tempo impiegato, spende per completare la maratona circa 38 chilocalorie per ciascun chilogrammo di peso corporeo, questo significa che l’atleta di 70 chilogrammi spende oltre 2.600 chilocalorie.

Tenendo conto che attraverso i rifornimenti fatti nel corso della competizione si possono apportare all’organismo soltanto quantità limitate di carboidrati, se ne deduce che varie centinaia di calorie (in certi casi anche più di mille) devono necessariamente derivare dai grassi che, però, da un lato richiedono una maggiore quantità di ossigeno per fornire la stessa quantità di calorie e dall’altro possono difficilmente essere consumati in elevata quantità per ogni minuto. E’ per questo che il maratoneta è avvantaggiato se alla partenza i suoi muscoli e il suo fegato contengono molto glicogeno.